La gestione delle proprie emozioni

Sapere gestire le proprie emozioni ci permettono di vivere in armonia con noi stessi e con gli altri. Gestire e risolvere i conflitti senza lasciarsi trascinare dalle emozioni del momento permette di negoziare e risolvere i problemi. Tutto questo risulta un processo fondamentale per poterci relazionare con gli altri e trovare un nostro posto nel mondo. Non esistono emozioni “buone” o emozioni “cattive”, partire da questa prima consapevolezza permette di accettare i nostri stati d’animo e imparare da questi a discriminare i nostri sentimenti rispetto agli eventi che ci circondano ma anche di conoscere meglio gli altri.

Non c’è nulla di male nel sentirsi tristi o arrabbiati, spesso ci confrontiamo con questo tipo di pregiudizio. Alcuni genitori dicono “Sa dottoressa, noi abbiamo cercato a lungo di evitare che i nostri figli facessero i capricci. Ora non capiamo questi atteggiamenti aggressivi, eppure gli abbiamo dato tutto perché potessero essere felici”. Questa affermazione e simili parole la sento molto spesso nella mia pratica clinica. Purtroppo in queste parole, che nascono ovviamente dal desiderio comprensibile dei genitori di dare e fare “il meglio” per il proprio figlio, tralascia un aspetto importante della vita cioè la necessità di percorrere la frustrazione. La frustrazione è alla base del processo di crescita e molto spesso è il motore propulsivo che permette di differenziarsi e scegliere nonché di separarsi e individuarsi dai propri genitori.

Viviamo in una società che troppo spesso enfatizza l’importanza della gioia e dell’anticipare i bisogni. Siamo immersi in una cultura dove la dimensione del desiderio si è atrofizzata e il limite diviene una terra sconosciuta e temuta.

Partiamo allora da un punto importantissimo, sviluppare una buona intelligenza emotiva vuol dire aiutare noi stessi e di conseguenza i nostri figli a sperimentare e accettare tutti i tipi di emozioni. Permettersi di esplorare ogni emozione senza censure e pregiudizi permette a tutti di crescere in armonia con se stessi e con il mondo che ci circonda. Essere felici è molto diverso dall’essere gioiosi. La felicità si realizza quando accettiamo di buon grado noi stessi, le nostre emozioni e anche i nostri limiti. Sembra semplice però in realtà questo processo spesso è congelato e bloccato dai “bombardamenti” che riceviamo non solo dai social media ma anche da parte delle istituzioni. Vivere felici non ha niente a che vedere con le emozioni che si provano, significa veder realizzati i propri progetti di vita e di crescita personale. Ovviamente stiamo parlando di due ambiti dell’individuo che non si realizzano nell’immediato e che richiedono sacrificio, impegno, rinuncia e la procrastinazione della realizzazione ad un tempo non ben definito. Lungo questo percorso si incontreranno spesso momenti di difficoltà e scoraggiamento però se non ci attrezziamo prima a com-prendere a fondo questi sentimenti allora ci scoraggeremo e getteremo presto la spugna.

Come spesso dico ai miei adolescenti che incontro in terapia “nessuna emozione è per sempre”, per quanto possano essere forti, le emozioni sono di passaggio. Ciò non vuol dire che non abbiano un peso emotivo ma piuttosto che dobbiamo imparare a vederle in prospettiva e collocarle all’interno di un contesto preciso che poi sicuramente si modificherà.
Una domanda che voglio suggerirvi e che vi aiuterà a riflettere sulle vostre emozioni è “Cos’è che mi ha fatto provare quell’emozione?” e poi ancora “Cosa mi ha insegnato provare questa emozione?”, “Come ho reagito?”, “Cosa posso fare per reagire diversamente?”.

Esistono molte tecniche che si possono applicare in merito al tema della emozioni e che vi potranno aiutare a crescere nella vostra intelligenza emotiva. Iniziamo dunque a non ignorare ciò che sentiamo o ciò che gli altri ci dicono di provare.

E ai nostri figli? Dovremmo insegnare come imparare a superare gli ostacoli, come si realizza un progetto di vita piuttosto che offrirne uno di preconfezionato. Anticipare, dicevamo all’inizio, non fa altro che uccidere una parte vitale di nostro figlio. Sarà difficile e vi troverete spesso a vivere momenti difficili ma a lungo andare sarà il presupposto che permetterà a vostro figlio di differenziarsi dal contesto monotono della società. Per i più piccoli consiglio un bellissimo libro la cui copertina la trovate nella foto che accompagna questo articolo:

“I colori delle emozioni” – Anna Llenas

 

“E’ giusto ribellarsi a una certa cultura che prevede che le emozioni debbano essere sempre controllate: che non bisogna piangere né ridere troppo e nemmeno essere eccessivamente tristi.”

Paolo Crepet